Sto leggendo “Villa Metaphora“, di Andrea De Carlo. L’impresa mi sembra titanica, dopo aver letto “Il tempo è un bastardo” di Jannifer Egan. Tutti e due hanno la caratteristica di cambiare tipologia di scrittura in base al personaggio che si racconta o che viene raccontato e anche di inventare linguaggi nuovi. Intrigante per chi, come me, ama scrivere, perché è necessario avere una grande padronanza della lingua e delle sue strutture pere evitare il gramelot.
La signora anziana avanza a passo sicuro, fra i banchetti e dice alla compagna di shopping:
“A voi ander là, a tur la ramina” “La ramina? Cos’è?” risponde la sua accompagnatrice. e segue una lunga spiegazione sull’utilizzo della schiumarola ( in italiano), cioè l’attrezzo che serve per togliere il cibo dai liquidi dopo la cottura.
E’ normale che la lingua evolva, che i termini si perdano con il tempo e che se ne generino altri più attuali, mi sembra più originale inventare lingue nuove, che a volte non si comprendono. Il libro di De Carlo è molto voluminoso, e spero mi soddisfi, non c’è niente di peggio che leggere 800 pagine e trovarti con un finale che non c’è!
De Carlo mi è piaciuto nei suoi primi romanzi, adesso non lo reggo più. Sono io ad essere cambiata.
Bacio
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@KylieVilla Metaphora è un bel tomo, e devo dire interessante, ma non so vebe dove porti. Speriamo bene, di lui ho letto pochissimo, in effetti. Ciao e buon fine settimana. Riri52
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